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Marcello Enardu

Marcello Enardu ha segnato il cammino del teatro Akrņama, partecipando a numerosi spettacoli fino al 1995. Formatosi con Eugenio Barba, prende parte al capolavoro di Akņama: "Mariedda" (1982), nell'indimenticabile ruolo di Pistilloni. Ancora sotto la regia di Lelio Lecis recita quindi ne "L'ultimo sogno di Balloi Caria" (1983); "L'orso" (1984); "La stanza" (1985); "Troiane" (1991); "Lo straniero" (1992) e "Il deserto dei Tartari" (1995).
Nel 1986 l'Akrņama produce uno spettacolo da lui stesso diretto: "Fortissimo" (1986), tratto dall'opera di Jean Vauthičr "Il personaggio combattente", e nel 1989 Raffaele Chessa dirige un'opera da lui scritta assieme ad Antonio Caboni, dal titolo "La donna silenziosa". Da ricordare anche le due opere dirette da Jochen Scholch per Akrņama: "Woyzeck" (1994) e "Amleto" (1995), nonché "The Brig" (1983), per la regia di Elisabetta Podda.
Dal 1990 inizia la sua collaborazione con la compagnia Origamundi con "Cechov oh Cechov" (1990) regia di Giuseppe Boy. Sempre sotto la direzione di Boy prende parte anche a "Il ritorno di Brutik", del 1993. Ancora per Origamundi: "Silence" (1993) regia di Raffaele Chessa; "Teppisti" (1994), regia di Sergio Maifridi; "Al ristorante della stazione" (1996); "La bambagia e il cilicio" (1996), regia di Cesare Gallarini; "Hortus Artis" (1998).
Nel corso degli anni ha partecipato a numerosissimi seminari: da ricordare quelli con Rena Mirecka, Carlotta Ikeda, Ko Muro Busci, Jean-Paul Denizon, Tapa Sudana, Bruce Myers, Alain Maratrat, Karunakaran Nair e Mamadou Diioume.
In campo radiofonico ha condotto il programma "Noi e gli altri" per l'emittente Radio Alice di Bologna, e per la RAI ha interpretato il radiodramma di Paola Alcione "Le radici del vento", con la regia di Mauro Schirru.
In campo televisivo ha partecipato a "Telefono Giallo", programma di Corrado Augias prodotto da RAI TRE, e a "Eleonora d'Arborea" di C. Sardu, una produzione Sardatel del 1995.
Nel 1997 ha interpretato il ruolo di Don Sarais nel film di Gianfranco Cabiddu "Il figlio di Bakunin".

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