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Estratti stampa - La creatura

Manuela Vacca
E UN LASER SEPPELLIRA' LA GRANDE BUGIA DEL MONDO
Capita a teatro di venire investiti da soluzioni registiche che sanno risvegliare il gusto dello spettacolo, nella sua qualità di esperienza dal vivo. Ed è il caso del finale composto dal regista Lelio Lecis per La creatura , che ha liberamente tratto dall'opera ultima di un drammaturgo moderno e raffinato, Herik Ibsen, intitolata Quando noi morti ci destiamo .L'allestimento si chiude con la carezza promiscua di un raggio verde, finale livido e poetico della bugia che sta alla base del mondo (dell'arte e non solo). Il direttore artistico della compagnia Akroòma ha utilizzato un laser, collante capace di dilatare e condensare responsabilità e alterigia, genio e bellezza, amore e vendetta tra l'artista e la sua musa. In questa luce affondano i protagonisti e vi annega, un poco stupefatto, anche il pubblico del teatro delle Saline di Cagliari.
L'UNIONE SARDA, Sabato 13 febbraio 2010

 

Giulia Cavallaro
La creazione artistica secondo Ibsen riletta da Akròama
In scena a Teatri di Vita La creatura l’ultimo spettacolo del regista Lelio Lecis

Lelio Lecis trasporta il pubblico di Teatri di Vita nell'ultima storia raccontata da Ibsen, con lo spettacolo La creatura, un'opera realizzata dalla compagnia sarda Akròama, dedicata all'arte, ai sogni e agli slanci di passione, dove la follia e la morte si legano al significato più profondo della creazione artistica.
“La creazione artistica è per il suo creatore l'unica possibilità di comunicare il suo mondo agli altri, ma anche a se stesso” spiega il regista, riflettendo sull’intimità del rapporto che si viene a creare tra l’artista e la sua “creatura”. Pubblicato nel 1899, Quando noi morti ci destiamo (da cui è tratto lo spettacolo) è l'ultima opera del drammaturgo norvegese ed è stato portato in scena per la prima volta a Stoccarda il 26 gennaio del 1900.
Nonostante le radici nordiche dello spettacolo, il regista riesce a ricreare sul palco il sapore della terra sarda: della Sardegna si respirano infatti la luce, i silenzi, la linea dell'orizzonte, un nervosismo che non diventa mai nevrosi e il tempo che scivola via lentamente.
- GDA Press - http://www.gdapress.it/it/?p=5225 - 22 aprile 2010

 

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