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Estratti stampa - La donna silenziosa
Angelo Porru
BAMBOLA DI PLASTICA PER MILITE DISPERATO
[
] Ferito dall'umanità più
che dalla guerra, il milite si consola soltanto nelle braccia
di una bambola ad altezza d'uomo. Meglio: un manichino con
le fattezze di una donna a cui non accadrà mai di piangere
o di sbraitare. Tra infermiere complici (Pascale Aiguier)
e capitani minacciosi, è lo sviluppo di uno spunto
nelle visioni espressioniste di Oskar Kokoschka.
LA NUOVA SARDEGNA, 20 dicembre 1989
Roberto Casu
DAGLI ORRORI ESPRESSIONISTI ALLE VISIONI DI FILIPPO DE PISIS
Cuori e cervelli da macello. Sbranati
dal tritacarne della guerra. Feriti ammucchiati come fantocci
negli androni di un ospedale delle retrovie. Il rombo (e i
lampi) delle cannonate lontane. Gli occhi sbarrati di un messaggero
che giunge dal fronte intabarrato nella mantella dell'orrore.
Schegge di follia, sangue che si rapprende nella finzione
di un feticcio di donna, unico amore possibile degli anni
giovani - squassati dalla ferocia della guerra - del pittore
Oscar Kokoschka. Portando sul palcoscenico (quello dell'Akròama
di Monserrato) il dramma giovanile del maestro espressionista
viennese, Marcello Enardu e Antonio Caboni - autori e interpreti
(con l'attrice Pascale Aiguier) de "La Donna Silenziosa"
- correvano il rischio di ripetere cose già viste.
Il tema della piéce non era di certo dei più
originali: la guerra, l'amore e la libertà. Come dire
(al cinema) "pane, amore e fantasia". Ma il testo
a volte (ed è il caso di questo lavoro) non è
che un pretesto. Niente altro che una traccia su cui costruire
una prova d'attore. Magari regalando suggestioni sceniche
(luci, musiche e ambientazioni) capaci da sole - e di per
stesse - di regalare emozioni; o pezzi di bravura, come il
monologo e le risatine schizoidi della Aiguier nei panni dell'infermiera-amante-ruffiana,
che inchiodano il pubblico di fronte allo specchio dell'attenzione.
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L'UNIONE SARDA, mercoledì 27
dicembre 1989
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