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Foto1

Akròama
LOLITA
di Lelio Lecis

Con
Elisabetta Podda

Scenografie
Valentina Enna

Musiche
Gianni Loi
Lelio Lecis

Regia
Lelio Lecis

Debutto: Gennaio 1986

E' la storia di un'adolescenza violata. In un paese senza spazio e senza tempo, Lolita è una bimba che gioca con le bambole, canta nenie, vola con la fantasia accompagnata dai cavalli alati di un'età verdissima. Una strana collezione di braccia di pezza attaccate al muro del palcoscenico (e nel silenzio di una stanzetta illuminata da riflettori non casualmente rossi e blu) la trascinano appena più avanti negli anni. Quando poteva sembrare una ninfetta, ma non quella disegnata da Nabokov. No, la "Lolita" di Akròama è soltanto una ragazzetta di paese, neppure procace ma certamente un frutto vicino all'esplosione, allo splendore della giovinezza. Chiusa in angolo dalle attenzioni laide d'un gruppo di vecchi (e così spettralmente rappresentati proprio da quelle braccia sui muri), conosce una faccia sconosciuta dell'amore. Squallida, dolorosa, indimenticabile.
Cosa si può chiedere alla vita dopo un'esperienza come questa? Fuggire, certo. "Ma fuggire dove?", s'interroga Lolita sospettando (a ragione) che il mondo, quello lontano e buono, non è poi così diverso dal suo paese.
Per dare corpo e ossessione a questo personaggio, Elisabetta Podda ha faticato parecchio. Lecis, autore e regista del testo, l'ha immersa in un ambiente volutamente povero e spoglio: pochi oggetti sul palcoscenico, quelli che in qualche misura possono aiutarla a ripercorrere le tappe di un'esistenza tradita. In bilico tra realtà e sogno, tra penoso resoconto quotidiano e desideri suggeriti da una coscienza limpida, Elisabetta Podda ha messo d'accordo pubblico e critica.

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