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CENERENTOLA
di Giuseppe Pili - Rosalba Piras
regia di Rosalba Piras

con
Tiziano Polese
Enrica Mura
Tiziana Martucci
Rosalba Piras
Gianni Loi
Roberto Boassa

drammaturgia
Giuseppe Pili

costumi
Marco Nateri



"La moglie di un ricco si ammalò e, quando sentì avvicinarsi la fine, chiamò al capezzale la sua unica figlioletta e le disse: - Bimba mia, sii sempre docile e buona, così il buon Dio ti aiuterà e io ti guarderò dal Cielo e ti sarò vicina -. Poi chiuse gli occhi e morì. Quando venne l'inverno l'uomo prese moglie di nuovo..."


Con queste parole inizia la versione dei fratelli Grimm della famigerata "Cenerentola". Quanti sanno che in tutto il mondo esistono ben 345 versioni della storia della "scarpetta"? Nessuno immagina una Cenerentola con gli occhi a mandorla, eppure la più antica tra le versioni venne redatta da un dotto funzionario cinese mille anni prima della Cenerentola di Perrault. Infatti l'esaltazione del piede femminile minuto su cui s'impernia l'intreccio di Cenerentola è collegata alla consuetudine, praticata dalle classi elevate in Cina, di fasciare strettamente, fin dall'infanzia, i piedi delle donne. Se ogni cultura possiede una versione differente, il nucleo narrativo è universale: il ribaltamento della situazione iniziale, da povera servetta a splendida moglie di principe. Chi non ha mai sognato di essere protagonista di una storia a lieto fine… un protagonista che dopo tanta tristezza e solitudine raggiunge la gioia finale e conquista il suo sogno? Questa messa in scena introduce una narrazione nella narrazione: dopo l'ennesima peripezia vissuta nella fiaba precedente, il Principe Azzurro viene ingaggiato da un misterioso "imprenditore di fiabe" che gli propone di vivere una nuova storia. Superata la sua riluttanza il Principe accetta, ma ad una condizione: stavolta sarà lui a scegliere la sua sposa… non per la sua bellezza, ma per la sua bontà. E stavolta s'imbatte in una fanciulla chiamata Cenerentola… Il racconto è l'esaltazione di alcuni valori fondamentali come l'umiltà, l'amore, la famiglia, il rispetto, la spontaneità, il culto dei propri cari scomparsi.

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