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ANGELI MORTI
di Lelio Lecis

Scritto e diretto da Lelio Lecis

con
Tiziano Polese (Semyaza)
Luisanna Ciuti (figlia di Semyaza)
Elisabetta Podda (Antinia)
Diana Guindina (Marie)
Lea Karen Gramsdorff (Lady Lindberg)

Rosalba Piras (armonium)
Chiara Moccia (viola)
Ottavia Guarnaccia (violino)
Giada Vettori (violoncello)

Spazio scenico e regia: Lelio Lecis

Costumi: Marco Nateri
Ali e attrezzi di scena: Giulia Zuolo e Alessandra Mura
Sartoria: Patrizia Etzi
Arrangiamenti musicali: Riccardo Leone
Direzione tecnica: Lele Dentoni
Responsabile di produzione : Stefanie Tost
Assistenti alla drammaturgia: Veronica Sanna
Assistente tecnico: Raffaele Mura
Assistenti alla regia: Vanessa Podda
Fotografo di scena: Nicola Castangia



“i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle,

ne presero per mogli quante ne vollero…”

(Genesi 6, 1-2)

Da questi passi biblici e soprattutto dai libri di Enoch nasce la storia o leggenda degli “angeli caduti”. Su tali creature esistono molteplici leggende, la più comune delle quali afferma che essi continuano a muoversi nelle viscere della Terra (non possono vedere la luce) fino al giorno del Giudizio Universale. L’unione tra angeli caduti e le donne terrestri diede origine alla stirpe dei giganti. I Giganti sono presenti in diverse culture e religioni, ed anche nella cultura greca i giganti (titani, ciclopi) nascono da un’unione tra divinità e mortali.

Lelio Lecis parte da queste storie, leggende ed altre simili per indagare maggiormente sugli angeli, figure importanti nel pensiero popolare occidentale, ma anche sull’astrofisica contemporanea e sulle regole matematiche dell’universo. Molte leggende derivano dalla storia degli angeli caduti e dalla loro condanna a vivere nelle tenebre, senza poter vedere mai la luce del giorno, fino alla fine dei tempi. Tra queste la più nota in occidente è sicuramente quella di Nosferatus.

Lo spettacolo narra di Semyanza (capo degli angeli caduti), inizialmente fuggito in Sardegna con la sua donna, dove ha dato origine alla stirpe dei giganti sardi e successivamente sposatosi in altri luoghi ha generato altri figli tra cui: Atonie De Saint Exupery e Charles Lindbergh. Lo spazio scenico è ispirato alla “Gerusalemme Celeste” decritta da Giovanni nell’Apocalisse e trasferita in uno spazio metafisico



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