27-28 maggio
Krypton

L'ULTIMO NASTRO DI KRAPP

Diretto ed interpretato da
Giancarlo Cauteruccio

suoni live
Andreas Fröba

costumi
Alessandra Vadalà

L'ULTIMO NASTRO DI KRAPP
Questa pièce, scritta nel 1957, mette in scena un solo personaggio. Il vecchio Krapp, rintanato nella sua stessa stanza in compagnia di un registratore e un numero cospicuo di scatole ben ordinate, sperimenta un viaggio nel suo passato. Tanti nastri, registrati ogni compleanno per tramandare brandelli di vita e di esperienza, vengono riascoltati e mescolati per poi dichiarare il fallimento. Una resa dei conti di un vecchio triste e ridanciano insieme, ironico e autoironico, spesso con venature patetiche, sentimentali, struggenti che alla fine si adegua consapevolmente allo scacco. Il monologo dialogante tra Krapp e la sua voce registrata su un allora avveniristico magnetofono corredato di bobine - quindi il rapporto tra memoria umana e memoria magnetica, il conflitto tra uomo e macchina, natura e tecnologia, tematiche intorno a cui sorgono alcuni tra gli interrogativi più drammatici e problematici del '900 - per Cauteruccio, qui regista e attore, diventa un importante momento di autoanalisi. Psicologica ma anche fisica: qui come mai prima d'ora Cauteruccio mette in gioco senza mezzi termini il suo corpo e le relative "perversioni"; l'anoressia sentimentale ed esistenziale di Krapp trova sfogo in un'autentica bulimia. Cibo come fuga dalla solitudine ed il mangiare come sublimazione sessuale.

KRYPTON
Dal 1982 l'identità di Krypton è tutta proiettata nel complesso sistema dei linguaggi dell’arte di cui il teatro contemporaneo è da considerarsi luogo di sintesi, luogo dove il sentire delle arti visuali, della performance, delle arti elettroniche, della scrittura poetica e della musica si incontrano e si compenetrano per analizzare le emergenze del contemporaneo, le energie del nuovo, le condizioni della mutazione del corpo e del pensiero, ormai al centro degli interessi culturali, specie delle nuove generazioni. Giancarlo Cauteruccio (insieme ai suoi collaboratori: attori, pittori, poeti, video makers, musicisti e, non ultimi, tecnici elettronici), si inoltra in un lavoro linguistico ed estetico che più concretamente si interroga sulle emergenze del contemporaneo.
Aggiornando tecnologicamente l'elemento formale del teatro, Cauteruccio affronta la difficile ma affascinante problematica del vuoto, dell'oblio, del sublime, dell'incomunicabilità, dell'assenza, della frammentarietà, temi che conducono quasi tutte le dieci produzioni realizzate negli ultimi cinque anno di lavoro. Un periodo molto complesso artisticamente ma che ha favorito incontri e rapporti nuovi con giovani filosofi, architetti, giovani poeti, che non poco hanno contribuito alla definizione di quel "teatro elettronico" o di quella "drammaturgia della luce" veicoli essenziali di una nuova utopia che conduce il lavoro Krypton. La compagnia ha realizzato numerosi ed articolati progetti di spettacolazione in spazi naturali, che meglio si prestano ai viaggi immaginari di Krypton, dove l'elettronica diventa dispositivo per esaltare le qualità estetiche preesistenti dei luoghi e dove nello spettatore possa scattare quel necessario meccanismo di rivisitazione critica dello spazio con il quale spesso non riesce più a stabilire un reale rapporto sia estetico/poetico che vitale.