12 - 13 maggio
Teatro Scientifico di Verona

ABE TRE

di Paolo Puppa

con
Isabella Caserta
Roberto Vandelli

musiche
Arvo Part

scene
Davide Trevisan

costumi
Laboratorio Teatrale

regia
Walter Manfrè

ALBE TRE
Tre flash sulla crisi di coppia. L’ennesima. Stavolta però si procede dalla fine. Perché tutto è incerto e il tempo, come nozione, pare impazzito. Va avanti, indietro, tipo certa pièce interiore. All’inizio lei è una malata terminale, ospite di un albergo-ospedale, in riva ad un lago. Lui, il marito, vitale e pieno di futuro (ha una sua studentessa da cui aspetta un figlio), è accorso al suo capezzale attirato dalle paure della donna. 2° flash. Buio assoluto e i due personaggi, a turno, si rivolgono all’assenza di luce, che incombe sull’acqua. Lei supplica l’alba di tornare un’ultima volta per chiedere perdono al marito del proprio egoismo; lui invece chiede al buio di imporsi per sempre e di interrompere così il ciclo dell’esistenza. Ognuno dei due pare liberare una maschera opposta a quella esibita nell’esordio. 3° flash. Si torna al passato. L’albergo-ospedale è una villa privata. Lei si è svegliata, sana giovinetta, e racconta al marito un brutto sogno in cui era ammalata, vecchia, abbandonata da lui, che la tranquillizza. Poi sull’acqua irrompe la luce del sole.

TEATRO SCIENTIFICO DI VERONA - TEATRO/LABORATORIO
Il Teatro/Laboratorio nasce nel 1967 a Verona per volontà di Ezio Maria Caserta e di Jana Balkan, come teatro di ricerca. La sua prima sede (e fino al 1975) è uno spazio periferico, dove il gruppo affianca all’attività di produzione quella di ospitalità. Lì arrivano le prime compagnie d’avanguardia teatrale italiane e straniere. Nel 1975 la compagnia si trasferisce nella sede di piazzetta Fontanelle Santo Stefano, che diventa punto di riferimento della cultura “nuova” per la città di Verona e non solo. Nel frattempo la compagnia veronese ha cominciato ad affermarsi a livello nazionale (nel 1975 Ronconi la invita alla Biennale di Venezia con la sacra rappresentazione “Storia della regina Rossana”) e internazionale (numerose tournées all’estero con spettacoli di pura ricerca – “Diorama” – alternati ad altri di ricerca/recupero antropologico) vincendo molti premi. Nel 1985 il Teatro/Laboratorio si evolve nella cooperativa del Teatro Scientifico (il primo nome resterà alla sede teatrale) che produce eventi teatrali significativi (“Sofonisba” di G. G. Trissino, 1990, Teatro Olimpico di Vicenza, con Paola Borboni, Massimo Foschi, Andrea Bosic; “Anna Christie” di E. O’Neill, 1991, con Mario Valdemarin; “Trappola per una rondine” di G. Contarino, 1991, con Andrea Bosic, A. Foà; “Tommaso Moro” da Shakespeare, 1993, Chiostro di S. Zeno, Verona, con Raf Vallone; “Il martirio di S. Sebastiano” di G. D’Annunzio, 1994, con Aldo Reggiani e Mariano Rigillo, ripreso nel 1996 con Giorgio Albertazzi; “Judit” di F. Della Valle, 1994, con Aldo Reggiani, Edoardo Siravo, Andrea Bosic; “Le Confessioni di S. Agostino”, 1995, con Mariano Rigillo e, ancora, “Apostrofe/Antigone”, “La pazzia di Isabella”, “Io, nell’inferno della Bosnia”, “Altre storie”…) e organizza rassegne e festival. Dopo la tragica scomparsa di Ezio Maria Caserta (27/7/1997) la cooperativa è presieduta da Jana Balkan (Giovanna Gianesin) e si avvale della collaborazione di registi esterni, tra cui Tonino Pulci, Walter Manfrè (“Il volto velato” di M. Boggio; “Addio amore -Beatrice Cenci” di Franco Cuomo, “Albe tre” di Paolo Puppa).