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Estratti stampa - Il Ciclope

IL CICLOPE FA IL VINO E PARLA IN SARDO
[…] Una rappresentazione bizzarra che si irradia, afferra bandoli, li lascia, ne prende altri. Una sorta di pot-pourri scenico, forse anche un divertissement apparente per riflessioni volanti. Così c’è Omero in cantina, Pirandello in vineria, Euripide (il più riconoscibile) prestato a un telefono che squilla in continuazione. E una musica (splendida) a far da collante, soprattutto sul filo etnico. […] Lelio Lecis “adultera” deliberatamente il tema ispirandosi alla cifra del dramma-commedia di Euripide. E cioè satira, ruralità, spruzzate di farsa. Si capisce che il regista è affascinato dal gioco teatrale, dalla possibilità di mescolare le carte. Così nell’antro del Ciclope si sente Sileno parlare il veneto e l’ospite un sardo stretto. Risultano effetti sorprendenti, da teatro dell’assurdo. Sembra addirittura di scorgere Ionesco, che magari manipola Goldoni. […]
Roberto Cossu
L’UNIONE SARDA, 16 marzo 2002

 


UN «CICLOPE» TRA DUE ISOLE
[…] «Il Ciclope» di Lecis è uno spettacolo composto per stratificazioni. Mantenendo ferme le tracce della trama del testo originale e alcuni elementi dello stile della compagnia, si incentra nel gioco del teatro nel teatro, dando ampio respiro alle vicende del gruppo di operai della casa vinicola alle prese con le prove di uno spettacolo per la festa del paese. Canovaccio che ha per protagonista Ulisse, colto dapprima nell'addio alla ninfa Calipso e poi nell'incontro con il Ciclope, il Polifemo beffato dall'eroe omerico. Con la serietà e l'ingenuità del teatro popolare, gli attori in tuta blu si trasformano così in personaggi mitologici, intessono dialoghi e danno vita a scene che imboccano le strade dell'impasto linguistico, nel contrasto tra lingua "alta" e dialetti, e della comicità che scaturisce dalla spontaneità interpretativa, dal riappropriarsi del teatro come opportunità espressiva. Ne nascono scelte felici, come il Sileno, servo disonesto in veneto arlecchinesco, ben padroneggiato da Tiziano Polese, e la sagace donnetta, una sorta di "mater mediterranea" trascinata su un carretto, autrice di allusive e fulminanti battute in sardo (Rosalba Piras, la migliore in scena in fatto di tempi comici). […]
Roberta Sanna
LA NUOVA SARDEGNA, 20 marzo 2002

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