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Estratti stampa - Lolita
LOLITA CONCLUDE IL
CICLO DELL'AKROAMA
[
] Elisabetta Podda è tra
le più promettenti del panorama teatrale italiano.
Quattro anni fa si rivelò in "Mariedda",
storia sarda mutuata dalla fiaba di Andersen. Di lei si disse,
e si scrisse, che aveva eccezionali doti interpretative. Non
smentì se stessa con gli altri spettacoli presentati
con Akròama nella regia di Lelio Lecis, impegnando
sulla scena corpo, voce e gestualità di attrice ormai
navigata. E lo spettacolo di stasera offre un motivo in più
d'interesse dopo aver volutamente slittato nella rappresentazione
dell'avanspettacolo, con "Lolita" Elisabetta Podda
riprende i panni di mondi interiori acutamente esaltati in
"Mariedda" e in "Balloi Caria".
L'UNIONE SARDA, venerdì 10 gennaio
1986
Walter Porcedda
LOLITA IN FUGA VERSO LA CITTA'
[
] Attrice di talento e dalle notevoli
capacità vocali e gestuali, Elisabetta Podda ha lavorato
sin dall'esordio della sua carriera nella compagnia Akròama,
uno dei pochi ensemble di sperimentazione operanti in Sardegna
e sicuramente l'unico ad avere avuto un riscontro ottimo di
successo e critica in Italia e all'estero, in rassegne e festivals
di importanza internazionale. Protagonista sensibile in tutti
i lavori del gruppo, Elisabetta Podda è stata una figura
determinante in spettacoli come "Mariedda" (che
al Festival di Santarcangelo prima, nel 1981, e a quello di
Edimburgo poi, decretò il successo dell'Akròama)
dove rivestiva con eccezionale forza di impatto emotiva ed
espressiva il ruolo della Piccola Fiammiferaia della fiaba
di Andersen, all'interno di una piccola comunità sarda,
o ancora, nei panni di Paska, in "Ultimo sogno di Balloi
Caria", presentato due anni fa al festival teatrale di
Spoleto. [
]
LA NUOVA SARDEGNA, venerdì 10
gennaio 1986
Walter Porcedda
MA LOLITA NON VUOLE DIVENTARE DONNA
[
] In trentacinque minuti circa
di intensa prova d'artista, l'attrice Elisabetta Podda dà
corpo, gesti e voce ad un personaggio che, pur citando figure
letterarie (la "Lolita" di Nabokov per esempio)
quasi emblematicamente, si colloca realisticamente in un'ambientazione
riferita ad un immaginario contemporaneo di forte attualità.
Sola in uno spazio, delimitato e segnato solamente da coni
di luce rosa e celeste, alle prese con pochissimi oggetti,
l'attrice attraversa in un viaggio nel tempo e nella memoria,
in una sequenza di quadri e di flash back continui: è
ora una bambina, intenta fra giochi e fantasie a sognare ad
occhi aperti, cantando filastrocche ingenue; subito dopo,
improvvisamente, ancora bambina, diventa donna perduta in
un insano rapporto con un uomo anziano che le usa violenza.
Le immagini sono forti, spesso crudelmente significative e
allusive. Elisabetta Podda si muove sulla scena con la sua
consueta bravura e con intensa capacità mimica, capace
di scatti nervosi e definitivi, e di grande rigore compositivo.
Efficaci le soluzioni coreografiche e scenografiche (l'ultima
in particolare: mentre una porta si apre in una camera di
luce, invasa dal fumo, le mani dell'attrice si sollevano quasi
a graffiare lo spazio illuminato) e di notevole interesse
le musiche originali. [
]
LA NUOVA SARDEGNA, mercoledì
12 febbraio 1986
Marco Manca
DONNA VIOLENTATA DA SOGNI E AMARE REALTA'
APPLAUSI PER ELISABETTA PODDA IN "LOLITA"
Lolita è un sogno di bambina che
vive la sua spensieratezza tra ricordi che hanno sembianze
di balocchi infantili; Lolita è la protagonista di
un viaggio dai movimenti rarefatti e minimali che minaccia
sensazioni di pericolo; Lolita è un corpo di giovane
donna, oggetto di attenzioni lubriche vissute nell'ingenuità
di un mondo che non vorrebbe dover conoscere. "Lolita"
- l'assolo che Elisabetta Podda ha presentato lo scorso week-end
nella rassegna del Centro Akròama sulla sperimentazione
- è il simbolo di una continua lotta tra un passato
fatto di ricordi innocenti e un presente che sconvolge il
sogno, lo rende evento brutale in sottile confine tra realtà
quotidiana e la sublimazione della cronaca giornalistica.
Per il primo quadro di un racconto che naviga tra quotidianità
e riferimenti letterari che si ispirano a Nabokov e Wedekin,
il regista Lelio Lecis ha immaginato atmosfere in continua
oscillazione tra sogno e realtà. Elisabetta Podda -
attrice leader della compagnia Akròama - entra in scena
accompagnata da bellissime musiche ripetitive e un intreccio
pastoso di riflettori rossi e blu. Soggetto scarno per movimenti
che mimano dolcemente il viaggio di una donna tra passato
e presente. Dolcezza che quasi subito diventa crudo calvario
costellato di oggetti simbolo, illustrazione di una femminilità
violentata dalle volgari attenzioni di un gruppo di vecchi
rappresentati da braccia di pezza attaccate al muro di un
palcoscenico che non ha né tempo né spazio.
[
]
L'UNIONE SARDA, giovedì 16 gennaio
1986
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