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Estratti stampa - Mariedda
Roberto De Monticelli
IL TEATRO IN PIAZZA RISCOPRE IL MESTIERE
IN MEZZO AI GIOVANI, AL FESTIVAL INTERNAZIONALE DI SANTARCANGELO
DI ROMAGNA - UNA SETTANTINA DI SPETTACOLI E QUALCHE CAPOLAVORO
COME LA "PICCOLA FIAMMIFERAIA"
Commetto un'eresia se dico che, tuttavia,
mi ha toccato di più un piccolo spettacolo del Teatro
Laboratorio Akròama di Cagliari, una versione sarda
della "Piccola Fiammiferaia" di Andersen, dove folclore
e sentimento, rappresentazione di una misteriosa società
contadina coi suoi tabù e le sue ipocrisie, si intrecciano
(tensione notevole e stile rigoroso) intorno a questa Mariedda
e al suo grido melodico, "Allumafoculu"? Bene, se
è un'eresia la commetto volentieri, anche perché
per la prima volta, ho visto nella penombra un fiammifero
accendersi non per ragioni formali ma tematiche.
IL CORRIERE DELLA SERA Venerdì
17 Luglio 1981
Georges Banu
THEATRE A L'ETRANGERE: SANTARCANGELO, FESTIVAL D'UNE GENERATION
Senza voler stabilire qualunque classifica
mi sembra utile citare tra i gruppi più rappresentativi
per l'estetica della messinscena l'Akròama di Cagliari.
Un gruppo fino ad ora sconosciuto che ha presentato Mariedda
(La Piccola Fiammiferaia). La bellezza dello spettacolo viene
oltre che dalla originalità della messinscena, dalla
presenza reale e percettibile di elementi arcaici della cultura
sarda. Un linguaggio danzato che ricorda la statuarietà
primitiva ed una gestualità che ha ritrovato la vitalità
originaria.
MAGAZINE - Paris Ottobre/Novembre 1981
Ugo Volli
FIAMMIFERAIA CHE MERITA
Nello spettacolo, scritto e diretto da
Lelio Lecis, c'è molta originalità di immagini,
molta "sardità", molto lavoro specifico di
un gruppo ben cosciente della propria individualità,
molta freschezza. L'impianto richiama un certo postmoderno
architettonico, con la sagoma bianca di una casa e una doppia
fila di lampioni. Nello spazio così delimitato si muovono
quattro attori: una piccola fiammiferaia, una coppia, una
specie di gagà americano. Molto affascinante è
soprattutto il gioco vocale, accompagnato da due musicisti,
che nel finale si spiega in una sorta di melodia popolare,
resa con grande tecnica dagli attori, tutti molto bravi, assai
padroni delle tecniche del corpo, e vale la pena di vederli
anche solo per questa maestria fisica.
LA REPUBBLICA
Antonio Attisani
MARIEDDA LA FIAMMIFERAIA
Una fiaba teatrale del gruppo Akròama.
Uno spettacolo che si dimostra una sintesi intensa vicino
al teatro lirico, al balletto classico, al cinema neorealista
e al montaggio elettronico su nastro.
Il Teatro Akròama non somiglia ad alcun altro, ma è
certo che riprende dal vivo certe fondamentali riflessioni
di Peter Brook e testimonia della possibilità del rapporto,
postulato da Richard Schechner, tra antico e postmoderno.
Ed è teatro quanto mai politico e non evasivo, affogato
e vitale com'è in ferite riconoscibili. Ogni gruppo
è composto di persone e qui abbiamo un insieme omogeneo
e di alto livello, ma è urgente segnalare, oltre a
un regista dal sicuro futuro, un'attrice straordinaria. Elisabetta
Podda (Mariedda) è una forza magnetica: il suo corpo
è talmente presente all'azione tanto nell'immobilità
che negli spasmi, la sua vocalità è già
così matura da trovare pochi paragoni nel teatro che
conosciamo, il suo viso e i suoi occhi sospesi ironicamente
tra il gorgo dell'infanzia e quello dell'età adulta,
straniano e stupiscono delle cose che raccontano.
LOTTA CONTINUA Giovedì 25 Febbraio
1982
Heinz Sichrosvsky
MIT KLARHEIT UND SINNLICHKEIT
Mariedda è lo spettacolo che ha
avuto maggior successo e fortuna tra le produzioni del teatro
nel Wiener Festwochen (Vienna 1982).
Mariedda è la storia della piccola fiammiferaia più
incentrata sulla solitudine radicale di una giovane donna
esclusa dalla società.
Il gruppo Akròama racconta questa fiaba, con un linguaggio
del corpo che non ho mai visto messo in scena con tanto rigore:
un'unione perfetta tra complessità, semplicità
e sensualità.
Elisabetta Podda interpreta meravigliosamente il ruolo di
una povera proletaria, con occhi infuocati che riflettono
una grande voglia di vivere ma anche la volontà di
morire.
AZ 2 Giugno 1982
Giancarlo Galavotti
EDIMBURGO E POI LONDRA CONQUISTATE DA MARIEDDA
John Drummond, direttore della rassegna
scozzese, li ha voluti nel cartellone ufficiale, proprio per
sottolineare quella che è la massima ispiratrice del
programma di Edimburgo: la stretta indipendenza, l'intima
connessione delle varie forme espressive, dalla musica alla
danza, al dramma, nella creazione dell'opera d'arte.
"Mariedda", collocata in chiusura del festival,
non ha tradito le attese: ed il suo successo è stato
tanto più straordinario, alla luce delle diversità
linguistiche e culturali che contraddistinguono due mondi
distanti come quello del villaggio sardo e di uno dei maggiori
teatri della capitale scozzese. Ma "Mariedda" è,
al di là di tutto, una rappresentazione dei sentimenti,
a dispetto degli stucchi e degli ori falso-barocchi del Royal
Liceum Theatre, ha subito trovato le condizioni di universalità
della gioia, dell'amore e del dolore, facendo breccia nel
pubblico nordico con la potenza della sua musica strana e
della sua mimica grottesca, scardinando la barriera linguistica
con la forza ora di uno "spiritual", ora di una
sacra rappresentazione.
IL GIORNALE Domenica 26 Settembre 1982
Allen Wright
HAUNTING TALE FROM SARDINIA
Ispirandosi alla storia della piccola
fiammiferaia di Andersen, i Sardi hanno creato un'opera delicata
che combina danza, gesto, canto e teatro di marionette.
Ci sono solo quattro attori e due musicisti in quest'opera
di Lelio Lecis, e la scenografia da lui creata è squisitamente
semplice. La soglia di una chiesa e sei lampioni in cerchio
creano lo spazio scenico. C'è solo questo, eppure rende
perfettamente l'idea della piazza d'un villaggio, a volta
affollata e altre volte desolata per meglio accentuare la
solitudine di Mariedda.
Questa fiammiferaia è brillantemente interpretata da
Elisabetta Podda che trasmette tutta la gamma delle emozioni,
dalla gioia alla tristezza; non attraverso la parola, ma con
la danza, la gestualità del suo corpo e attraverso
il tono mesto della voce quando vende i fiammiferi.
Anche la voce di Rosalba Piras è indimenticabile, e
l'accompagnamento musicale varia dalla malinconia più
opprimente alla più fresca vitalità.
THE SCOTSMAN Martedì 9 Settembre
1982
Irving Wardle
MARIEDDA - I FIORI DEL DISORDINE
Lo stile è semplice, ma tutti
gli effetti rivelano un occhio attento per un'espressività
asciutta. ra le immagini che vi rimarranno impresse vi è
una danza frenetica di due comari smorfiose; l'apparizione
del cigno-carillon con il suo piccolo che nuotano lentamente
sul palcoscenico mentre Mariedda danza seguendo la loro musica;
e l'assolo in cui Mariedda accende i fiammiferi nel buio.
La musica vocale viene direttamente dal cuore come anche il
grido di Mariedda che vende fiammiferi prolungato più
volte fino a diventare una canzone.
Tutto il canto si sviluppa come il suono delle grida di un
bambino infelice.
THE TIMES Martedì 16 Settembre
1982
Antonio Attisani
I MOLTI, I POCHI. MA MARIEDDA NON MUORE
L'insieme è molto omogeneo, ma
lo spettatore è colpito innanzi tutto dalle straordinarie
qualità teatrali della giovane Elisabetta Podda, un'attrice
la cui presenza marcherà i prossimi anni.
Mariedda è la dimostrazione di un sincretismo spregiudicato
e rigoroso al tempo stesso, spettacolo che mescola danza e
canto non senza ricordare a volte le convenzioni del teatro
lirico o il montaggio cinematografico.
Il risultato è omogeneo e originale, e connota il teatro
Akròama in modo che non permette paragoni.
SIPARIO
Roberto De Monticelli
Akròama è un teatro insieme
raffinato e popolare e di cui non è facile trovare
i modelli nella mappa variegata della ricerca teatrale in
Italia e in Europa.
Il suo biglietto da visita era costituito da uno spettacolo,
Mariedda, che vidi due anni fa al Festival di Santarcangelo
e che, recuperando il plot della Piccola Fiammiferaia, lo
immergeva in un mondo isolano onirico, estatico, ma con punte
di ritualità violenta. Era uno spettacolo di una suggestione
intensa, tutto teso, dal principio alla fine, a una sua circolarità
espressiva, a un ritorno di effetti e di stilemi che dall'iterazione
traevano la loro efficacia.
CORRIERE DELLA SERA 1983
Leonardo Sole
IL GELIDO NATALE DI MARIEDDA
Il meccanismo utilizzato da Lecis è,
come sempre nelle grandi opere, molto semplice. Ha cioè
inserito la storia in una cornice fiabesca e realistica allo
stesso tempo, in cui il quotidiano, coi suoi gesti scontati
e sclerotizzati, si sposa felicemente con un disegno di rigorosa
astrattezza.
Ho già detto di Elisabetta Podda. Meriterebbero una
menzione a parte, ma è doveroso citarli tutti insieme
per la precisione da orafo da ciascuno mostrata nell'orchestrazione
vocale e gestuale, nella danza e nell'esaltante movimento
d'insieme.
LA NUOVA SARDEGNA Venerdì 12
Dicembre 1997
Roberto Cossu
MARIEDDA, 16 ANNI E NEPPURE UNA RUGA
L'OPERETTA DI LECIS PROTAGONISTA ELISABETTA PODDA CONFERMA
LA SUA FORZA E ATTUALITÀ
Molte immagini di Mariedda colpiscono
ancora. Per esempio gli occhi della bambina puntati sulla
platea, con una sorta di violenza che non è broncio
ma neanche cattiveria. Rabbia, forse, ma quella di cui solo
i bambini sono capaci. Candida e purissima, quindi infinita.
Perché non c'è razionalità che smorza,
attutisce. Solo il senso primitivo di un'ingiustizia immane:
la regola della povertà, del freddo invincibile, della
solitudine. Occhi che covano fuoco, rivoluzioni.
L'UNIONE SARDA Martedì 23 Dicembre
1997
Silvia Siena
LA PICCOLA FIAMMIFERAIA ACCENDE UN RITO SACRO
La celebre favola, calata nella cultura
sarda, diventa una rappresentazione drammatica a forti tinte.
Lecis ha costruito uno spettacolo con forme essenziali: un
impianto scenico moderno, con la sagoma di una casa-chiesa
sullo sfondo e due file di lampioni ai lati. Il dramma ha
il suo punto di forza nella bravura degli attori che con la
loro espressività corporea sanno comunicare tutte le
emozioni che si alternano in questa vicenda.
L'ARENA Sabato 13 Dicembre 1997
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