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Estratti stampa - Ultima di campionato
Francesca Fradelloni
IL CALCIATORE CHE AMAVA KAFKA
[
] Tratto da un racconto di Francesco
Abate, giornalista dell'Unione Sarda e vincitore nel 1999
del Premio Solinas per la miglior sceneggiatura, la messinscena
ruota attorno al personaggio di Vanni Visco, un ragazzo costretto
a combattere per impadronirsi del suo sogno, la cultura. Ma
che invece la famiglia vuole trasformare in un campione, un
calciatore di successo. La sua rivincita arriverà in
una mega libreria multimediale. E' questo "Ultima di
campionato", in bilico fra ciò che si desidera
fare e ciò che si fa, tra immaginazione e razionalità,
tra muscoli e neuroni. Amante della lettura, dell'esercizio
fisico e dell'allenamento mentale, il fuoriclasse lotta contro
le scelte altrui e fa delirare i tifosi. Tra flessioni, battute
da caserma, discoteche e il sottofondo insistente del tifo,
il giovane intellettuale immagina espedienti per trasformare
il significato del vivere quotidiano. [
]
L'UNIONE SARDA, giovedì 7 giugno
2001
Riccardo Plaisant
ULTIMA DI CAMPIONATO
E' STATA UNA CHIUSURA IN GRANDE QUELLA DELLA STAGIONE DELL'AKROAMA
CON UNO TRA GLI SPETTACOLI PIU' BELLI E ORIGINALI DI QUEST'ANNO
[
] Polese rende benissimo il personaggio
creato da Francesco Abate reggendo da solo la scena per un'ora
e mezzo da vero fuoriclasse. Lo stile di Abate è trasposto
molto bene sul palco/campo/spogliatoio, con una recitazione
che mantiene la freschezza delle parole e dei gesti del primo
Visco, quello che ha fatto vincere ad Abate il Premio Solinas.
Lo spettacolo è entusiasmante, coinvolgente e ironico.
Tra una risata e l'altra salgono a galla i problemi di un
protagonista sfaccettato, profondo, pungente. Da leggere anche
il testo, che Lelio Lecis ha saputo adattare con molta cura,
molto rispetto e, soprattutto, con funzionalità. Non
poteva deluderci Visco, col suo sorriso impertinente eppure
buono, leggero, di uno che voleva semplicemente essere lasciato
in pace. Di un tipo in gamba.
WEEK, martedì 19 giugno 2001
Pier Paolo Argiolas
ULTIMA DI CAMPIONATO
Vanni Visco, un uomo solo, in un panorama
calcistico nel quale non si riconosce, si tramuta, dalla fantasia
delle pagine di Francesco Abate, in un individuo in carne
e ossa, interpretato nell'occasione da Tiziano Polese, anch'egli
solo sulla scena appositamente creata per lui da Lelio Lecis.
Un'architettura scenica e compositiva semplice, non oppressiva
né ridondante che, anche grazie all'abilità
interpretativa di Polese, è stata capace di modellarsi
perfettamente sul narrato e sul recitato. [
]
WEEK, martedì 19 giugno 2001
Roberta Sanna
IL DRIBBLING COME UNA POESIA
[
] Monologo a metà tra riflessione
e confessione, "Ultima di campionato" entra in modo
originale nel mondo del calcio per raccontare in prima persona
la storia di Vanni Visco, calciatore per caso, più
che per vocazione o passione. [
] Tiziano Polese nei
panni di Vanni Visco racconta con ironia la storia di un campione
suo malgrado, corpo agile e muscoli guizzanti negli allenamenti
(fra palloni che in scena si moltiplicano e ingigantiscono),
pause di lettura e riflessioni tragicomiche. L'attore conta
su un fisico atletico e scattante, sull'originalità
dell'impianto narrativo e sul ritmo della recitazione. [
]
LA NUOVA SARDEGNA, 13 giugno 2001
Roberto Cossu
VANNI VISCO, PRIGIONIERO DI UN PALLONE
[
] In una società di assoluta
omologazione ai modelli, l'idea di Francesco Abate (Premio
Solinas 1999) è semplice ed efficace: intuizione a
effetto in partenza, ma via via convincente. Perché
non scivola nel dramma o nel melodramma e si autogoverna con
l'ironia. [
] Teatro di narrazione, con l'adattamento
scenico di Lelio Lecis (che rispetta sostanzialmente la sceneggiatura
di Abate) e la sobria regia di Giuseppe Pili. Ci sarebbero
molti modi di interpretare un testo: quello di Akròama
non cerca effetti speciali, sceglie l'essenzialità,
con simbologie evidenti. [
]
L'UNIONE SARDA, 9 giugno 2001
Salvatore Pirino
COME VINCERE L'ULTIMA DI CAMPIONATO
[
] Sulle tavole del Teatro delle
Saline, Vanni, un bravissimo Tiziano Polese, ci confida infatti
le sue pene di intellettuale prestato al pallone. Uno che
passerebbe l'intera sua vita tra i libri, costretto invece
a vincere scudetti su scudetti. Una autentica iattura, tanto
che il poveretto medita seriamente il suicidio. Così,
tra gesti atletici degni davvero di un campione, Vanni ci
rivela le miserie di cui si nutre "il gioco più
amato degli italiani". Sciocchi che fanno i manager,
furbastri i presidenti, ignoranti i giornalisti. E qui Polese
ci sorprende con un perfetta imitazione del Cavaliere (proprio
lui) e del conduttore di un famoso processo in TV. Ma anche
i tifosi che affollano lo stadio (siamo al Sant'Elia, a casa
nostra) non fanno certo una bella figura. Pronti come sono
ad obbedire ad ogni gesto ed ordine impartito a centrocampo
dal campione. Che, stanco di loro e di tutto, troverà
con una mossa a sorpresa, un metodo per abbandonare questo
insopportabile sport. Finale beffardo, e (purtroppo) incredibile,
ma sommerso dagli applausi del numeroso pubblico presente.
Diretti al protagonista, perfetto, ed alla regia occulta e
intelligente di Lecis, a cui si deve anche la scena minimale
quanto azzeccata.
L'OBIETTIVO, sabato 9 giugno 2001
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