4 e 5 maggio 

 Akròama 

DONNE
Tre atti unici

di Arnold Wesker
regia di Elisabetta Podda

Con Elisabetta Podda
Scenografie e luci Valentina Enna
Costumi Enrico Podda
Musiche Maggie Pie & The Impostors
Direzione tecnica Basilio Scalas

 

Lo spettacolo porta in scena tre profili femminili, descritti con minuziosa ironia dal commediografo londinese Arnold Wesker nelle opere "Asta in cortile" e "Ritratti di madre". I testi mettono in luce una collezione di personaggi fuori dagli schemi che percorre l'universo femminile nei suoi aspetti più pungenti e autentici. Da questa umana galleria Lelio Lecis ha estrapolato e condensato in tre donne i tic e tabù dei giorni nostri. Le protagoniste si chiamano Stephanie, Ruth e Naomi.

La prima, Stephanie, è stata abbandonata dal partner ed è coccolata dalle banalità degli amici. Gli amici, i carissimi amici, le consigliano sane distrazioni come uscire, andare al cinema, in una galleria d'arte, una libreria o al ristorante. Salvo poi lasciarla improvvisamente e inspiegabilmente sola dopo le condoglianze di rito per l'amore perduto. Con quella rigidità del corpo e della mente che precede l'annichilamento totale.

Ruth invece ha qualche problema con la figlia che non la degna di uno sguardo, non l'ascolta e che non compare mai. Dove può aver sbagliato questa ragazza-madre quarantenne che battaglia con la prole e coi ricordi di una Swingin' London gustata appena di sfuggita.? La figlia non compare perché non l'ha mai ascoltata e non lo farà adesso che ha già imparato (lei, non la madre) ad andare sugli sci. L’attrice Elisabetta Podda offre alle sue angustie il calibro svagato di chi s'è persa nelle parole per troppo amore e non si ricorda più che cosa dice e, soprattutto, deve dire alla figlia per tenersela accanto.

Infine, Naomi è una vecchia, senz'altri ricordi che il figlio mai generato e l'interminabile realtà divisa tra una telefonata con il nipote, figlio che avrebbe voluto suo ma suo non è, e la televisione "accesa più per ascoltare una voce umana" che per carpirne le informazioni. E' un ritratto sommesso, monocorde e affollato d'angosce sottili, pervaso dalla frustrazione del senso di maternità: ma si può andare avanti così per una vita?

 Madri, mogli, nonne, sono le protagoniste dello spettacolo composto da tre atti unici. Sono figure ben lontane dal modello rampante della signora in carriera. Eppure dimostrano, con la loro centralità, il traguardo raggiunto dal fu sesso debole. Mai accetterebbero di vivere un'esistenza riflessa, appendice o contorno di un qualsiasi baricentro maschile. I mariti, i compagni, i padroni spodestati, devono accontentarsi di ruoli sfocati, nebbiosi. Matrimoni, maternità, aspirazioni e sentimenti sono visti sempre dalla parte di lei. Raccontato così, qualunque uomo finisce per ridursi a un fantasma da evocare o scacciare a piacimento.

In questi ritratti di donne non attorniate direttamente da uomini, dove ogni personaggio descrive una solitudine, un particolare microcosmo femminile, colpisce la precisione e la spietata lucidità con la quale un uomo riesce ad entrare nella psicologia di alcuni tipi di donne contemporanee e nelle loro moderne solitudini quotidiane.