7 e 8 Giugno 

 Deutsches National Theater Weimar 

Wittgensteins Neffe
di Thomas Bernhard
regia di Claudia Meyer

Cast
Michael Abramovich, Nico Delpy
Christian Klischat, Michael Wilhelmi

Spazio scenico: Nicola Antonia Schmid, Costumi: Andrea Schelling,
Video: Bahadir Hamdemir, Dramaturgia: Maike Gunsilius, Luci: Norbert Drysz,
Trucco: Stephanie Kreisel, Suono: Moritz Kobel, Attrezzeria: Frank Schmidt,
Direzione di scena: Irina Martin, Suggeritrice: Heike Lucius,
Assistente regia: Sebastian Stefan Golser, Assistente scenografia: Conny Herbst,
Assistente costumi: Tanja Seri-Eickert, Tirocinante regia: Simone Doczkal
Direttore tecnico: Reinhard zur Heiden, Direzione allestimento scenico: Stefan Dietrich

 

Tomas  Bernhard  in quest’opera affronta la storia di un amicizia fra due uomini(l’autore stesso e il nipote del filosofo Wittgenstein), mentre parla del suo amico Paul Wittgenstein, Thomas Bernhard parla anche di se stesso, pur non essendo questo uno spettacolo autobiografico. Con un procedimento letterario tipico, in Bernhard, realtà e finzione vengono intrecciati ad’arte e non importa quantificare quanto di vero c’è negli eventi descritti, ma conta solo seguire il racconto di un’amicizia descritto in modo musicale, passionale e sorprendentemente tenero. Il narratore non è la persona reale Thomas Bernhard ma una figura letteraria autonoma.
Passioni simili, attività ed interessi simili segnano spesso il punto di partenza di una futura amicizia, ai tempi di Aristotele, come ai tempi di Montaigne ”, in questo caso è la musica l’innesco, che scatta durante una animata controversia su una sinfonia di Haffner diretto da Schuricht. Nel 1967 i protagonisti si rincontrano, entrambi banditi sul Wilhelminenberg di Vienna, Bernhard nel reparto di pneumologia, Wittgenstein nel reparto di psichiatria, portati  li dalla loro contemporanea “sopravalutazione di se stessi e del mondo”.
La musica non è solo la causa ma è anche il centro di quest’amicizia. Senza parlare ascoltano per ore dischi di Mozart o Beethoven. Intraprendono un viaggio attraverso mezz’Austria per trovare un articolo sulla “Zaide” di Mozart uscita nella, NZZ, Neue Züricher Zeitung, il giornale di Zurigo.
“Siamo uguali ma completamente diversi”.
La disponibilità di entrambi ad accettare l’eccentricità del altro senza compromessi era unica e ha rinforzato il loro legame. Ma anni dopo, per evitare d’incontrare l’amico sempre più isolato e povero, ormai vicino alla morte, Bernhard cambierà marciapiede….
Il testo rifiuta la struttura usuale della narrazione, il dramma non riesce a prendere la meglio sullo ininterrotto girare di parole  e pensieri. Un monologo che parla di due anime come fossero una e  un attimo dopo percepiamo due anime in lotta nello stesso petto.
La messinscena di Claudia Meyer raddoppia le due anime che diventano quattro voci, due attori e due musicisti che con parole e suoni creano uno spazio polifonico.
“L’amico è un altro io” scrive Aristotele, Cicerone va oltre e descrive l’ amico come “un immagine migliore di se stessi”. La tecnica di Thomas Bernhard, al centro di questa messinscena del Nationaltheater Weimar, e quella che ha l’essere umano di specchiarsi nell’animo dell’amico.

Maike Gunsilius

Thomas Bernhard, nasce il 9 febbraio del 1931 a Heerle in Olanda, vive la maggior parte della sua vita fra Salisburgo e il sud della Baviera. Esordisce con la pubblicazione di alcune poesie, che non riscuotono un grande successo presso il pubblico, nel 1963 pubblica il romazo “Frost” che diventa subito un grande successo, da quel momento la sua carriera va in crescendo, dopo aver pubblicato altri otto romanzi, nel 1970 il suo primo testo scritto per il teatro “Ein Fest fur Boris” viene rappresentato ad Amburgo. Vincitore di vari premi fra i quali il premio dello stato Austriaco nel 1968 e il premio Gorge Buchner nel 1970. Molti dei suoi testi, come le sue apparizioni in pubblico, erano spesso accompagnati o preceduti da scandali, il più famoso fu forse quello legato al sequestro del suo romanzo “A colpi d’ascia”. T. Bernhard morì a Gmuden in Astria nel 1989, poco dopo la prima dello spettacolo da lui scritto “Heldenplatz”.